Roy Ayers

Venerdì 4 Dicembre | ore 21.30 | CAP10100

“La felicità. La felicità infinita. “Everybody Loves The Sunshine”, certo. Ma un live di Roy Ayers non è solo aspettare il momento in cui sentire una delle canzoni più belle ed emozionanti mai scritte: no, è leggere dai libri sacri dal funk, è interrogare quella magica intersezione tra soul e jazz, è vivere una musica che è calore ed eleganza, è respirare purezza, è vivere gioia. Roy Ayers è una di quelle esperienze dal vivo che chiunque ami la musica (black, non black – non importa) dovrebbe compiere almeno una volta nella vita. Per provare la sensazione del più profondo dei sorrisi interiori. E’ così. Dai primi anni ’70” Damir Ivic

a

Roy ha conseguito la sua educazione musicale alle scuole pubbliche di Los Angeles, suonando nel coro della chiesa e suonando sia il piano che la chitarra elettrica, fino a quando i suoi genitori decisero di comprargli un vibrafono. Aveva solo 5 anni quando i suoi genitori lo portarono a vedere il vibrafonista Lionel Hampton in concerto con la sua band; dopo la performance Hamp fece il suo consueto giro su e giù per le navate ringraziando il pubblico per l’attenzione e con la coda dell’occhio vide un ragazzino veramente eccitato, al quale fece il regalo della vita: gli diede un paio di bacchette per vibrafono. Incominciò come autodidatta, fino a quando scoprì che giusto vicino a lui abitava un altro vibrafonista, Bobby Hutcherson, col quale strinse subito una forte amicizia. Nel 1961 Roy divenne un musicista professionista, lavorando per molti dei maggiori artisti di quegli anni, inclusi Chico Hamilton, Teddy Edwards, Jack Wilson e Gerald Wilson. Roy cominciò anche a lavorare per un progetto totalmente personale quando conobbe Leonard Feather, forse il maggiore produttore e autore del mondo. Da li il suo primo contratto con la Universal Artist ed il suo album di debutto West Coast Vibes prodotto appunto da Leonard, e registrato con una line-up assolutamente eccezzionale, con Roy al vibrafono; Curtis Amy al tenor sax; Jack Wilson, piano, Bill Plummer, basso; Victor Gaskin, basso; e Kenny Dennis con Tony Bazley alle percussioni. L’album ebbe forti riconoscimenti nei circoli di musica jazz, al punto che Louie Bellson, quando ascoltò una delle tracce, gli piacque al punto che decise di reinciderla e rinominarla I Remember Duke. Un giorno, il flautista jazz numero uno al mondo, Herbie Mann, chiamò urgentemente Roy per rimpiazzare un membro della sua band al The Lighthouse Club a Los Angeles. La folla impazzì e lui rimase nella band per 6 anni, esibendosi in tutta la West Coast e registando in molti album di Mann incisi per la Atlantic Records. Nello stesso lasso di tempo Roy trovò comunque il tempo per scrivere materiale suo e per ottenere un altro accordo con la Atlantic. Nei tre seguenti anni, con l’aiuto del fido amico Harry Whitaker, pubblicò quindi 3 album Virgo Vibes del 1967, Stoned Soul del 1968 e Daddy Bug del 1969. La fine del decennio segnò l’inizio di una nuova e fruttuosa relazione con la Polydor Records: Roy inserì molti più elementi diversi nella sua concezione musicale, sperimentando con il ‘wha-wha’ ed il ‘fuzz’ le possibilità sonore del suo vibrafono. Inoltre mescolò tutto con nuove sonorità di diversi musicisti e cantanti, che faranno parte del suo gruppo Ubiquity: prese corpo il vero suono di Roy Ayers. Nei primi ’70 ci sono stati diversi momenti speciali per Roy, tra cui la chiamata per la registrazione della colonna sonora del film Coffy, con Pam Grier e Booker Bradshaw. Fu un vero successo, rilasciato con la Polydor Records nel 1973, e registrato con diversi grandi artisti, come il cantante Dee Dee Bridgewater e il pianista Harry Whitaker. Mentre il disco resisteva all’assalto furioso del pop e del rock’n roll, in America si assiste alla nascita di un nuovo e diverso tipo di sonorità che gli americani chiamarono ‘fusion’ e i britannici ‘jazz-funk’. Il mix di Roy di veloci e fluide improvvisazioni, ritmi dance ammiccanti e carisma da palco, lo determinarono leader della scena: nei seguenti 10 anni ha registrato i suoi migliori lavori tra cui Virgo Red, Change Up the Groove, Mystic Voyage, Everybody Loves the Sunshine, Vibrations, You Send Me, Lifeline e Fever. Il 1977 vede l’uscita del suo album Lifeline e con lui il penultimo inno jazz-funk Running away, che ancora oggi suona in radio nelle dance hall. È lo stesso anno nel quale le sue Get On Up Get On Down, Heat of the Beat e Don’t Stop the Feeling raggiungono rispettivamente posizione 41, 43 e 56 nelle chart britanniche, tuttavia senza l’aiuto delle radio, ma solo con la spinta propulsiva dei club nei quali i suoi pezzi erano i più suonati. Verso la fine del 1979 visitò l’Africa, accompagnato dal grande percussionista e figura di spicco del continente, Fela Anikulapo Kuti. Il tour ebbe un grande successo, racchiuso nel popolare album Africa Centre Of The World. Nel 1983 Roy fonda la propria etichetta, la Uno Melodic e pubblica Lots of Love; tutti i musicisti che hanno potuto collaborare con lui sono poi diventati tutti grandi artisti, tra questi Bobbi Humphrey e Justo Almario. Roy si è sempre distinto per aver prodotto sia musica altamente ricercata che groove classici per diversi artisti come The Eighties Ladies, Ethel Beatty, e Sylvia Striplin. Nel 1985 Roy ha fatto parte della manifestazione che ha scioccato profondamente Londra tenutasi all’ Hammersmith Odeon, ora Labbats Apollo, chiamata ‘The New York Jazz Explosion’, dove hanno suonato, oltre a Roy, Jean Carne, Tom Browne, e Lonnie Liston Smith. Lo show all’inizio prevedeva due concerti in un weekend, ma la richiesta dei ticket fu così alta che furono necessari due extra matinee show, tutti rigorosamente sold out. Nel 1988 Roy cominciò a suonare nell’infausto locale jazz di Ronnie Scott, con solo 250 posti, nel centro di Londra: i primi due anni suonò li tutte le sere ad eccezione della domenica per due settimane, ma ancora una volta la richiesta di ticket fu tale che dovette aggiungere una ulteriore settimana, e nonostante questo molta gente non riuscì comunque ad assistere allo spettacolo. Grazie al movimento globale Acid-Jazz e ai pattern dei dj Hip Hop Roy Ayers nei primi anni ’90 visse una nuova forte fama. Dozzine di band e di solisti, tra i quali A Tribe Called Quest, Brand Nubian, X- Clan, Big Daddy Kane, Erykah Badu, Mary J. Blige, The Notorious BIG, e Puff Daddy, incominciarono a utilizzare i suoi lavori. Galliano, dall’Inghilterra, registrò con lui, Gang Starr’s Guru si aggiunse al tour di Roy chiamato ‘Jazzmatazz’ e la popstar Vanessa Williams lo chiamò per partecipare alla sua The Sweetest Days nel 1994. In tutti questi anni Roy ha vinto numerosi premi per il suo prezioso contributo alla musica; ha ricevuto le chiavi di diverse città americane per i suoi servizi alla comunità, ed è in costante lotta per aiutare i giovani ed in particolare gli afroamericani.

 

fb Youtube fb