Theo Parrish

Sabato 5 Dicembre | ore 23.30 | Q35

“La forza. Sì, perché l’avete mai visto Theo Parrish dietro una console? Fa paura. Ti guarda con occhi di brace. Ti urla dietro. Ti ammazza suonando dischi incredibili. Ti sconvolge passando dal soul all’industrial con una naturalezza e una perfezione senza senso, galleggiando su un mondo dove techno e house sono solo due fra i tanti alfabeti possibili della musica black, perché ciò che conta è la fantasia, la capacità di prendersi dei rischi, la voglia di rendere una notte su un dancefloor un’esperienza unica, irripetibile, imprevedibile. E sudatissima, certo: perché Theo non ti farà stare fermo un attimo. Theo è senza pietà. Theo ti uccide, per nulla dolcemente. Theo ti porta poi in paradiso, e ti fa ricordare perché la club culture – quando la togli dalle mani di mestieranti ed affaristi – è una delle cose più incredibili ed emozionanti del mondo” Damir Ivic

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Theo Parrish non è mai stato un artista rassicurante, disposto ad accontentare le aspettative del pubblico; il suo percorso, la strada che ha deciso di tracciare, presenta inaspettate quanto improvvise deviazioni: una produzione musicale tortuosa, complessa e difficile da seguire ed anticipare. Gli inizi con la house, poi i numerosi edit di vecchi brani disco, successivamente le contaminazioni jazz, infine le derive quasi techno: Parrish è un ‘menefreghista’ avventuriero dell’universo musica. Da Detroit ma nativo di Washington DC, rispettatissimo autore di un personale, sperimentale e raffinato blend di elementi per cui sarebbe alquanto riduttivo fare riferimento soltanto alla house ed alla techno: basta ascoltare un disco eccellente come First Floor, uscito nel 1998, per comprendere che il suo approccio è sottile, obliquo, fantasioso, imprevedibile ed aperto alle più svariate fascinazioni di matrice black. Certamente il jazz ha esercitato un ascendente determinante su di lui e a questo proposito più delle parole vale ad esempio la straordinaria musica di Love Is War For Miles o della recente antologia da lui curata, Theo Parrish’s Black Jazz Signature. Inutile dire che l’americano sarà tra i pezzi da novanta di questa edizione 2015 di Jazz:re:found.

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