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Corre l’anno 1994 a Manchester. La scena rave è esplosa in tutta la sua deflagrante potenza e, proprio in questo periodo, inizia ad incontrare le decise resistenze delle forze dell’ordine e del governo inglese. Si parla di ecstasy, di party clandestini, di microcriminalità che cerca di entrare nei club percependo una nuova e gustosa prospettiva di guadagno. Dj come Laurent Garnier stanno segnando indissolubilmente la scena di questa città grazie a locali di culto come l’Hacienda. John Digweed e Sasha stanno per affrontare gli anni di maggior successo e più in profondità un certo Andrew Carthy si distingue per i suoi dj set eclettici e soprattutto mai sotto le sei ore di durata. Proprio Carthy diventerà nel corso degli anni uno dei tasselli principali della scena cittadina, poi inglese ed infine internazionale.
Andrew attinge musicalmente da ogni possibile influenza creando set che stupiscono per varietà e qualità. Si cimenta nella creazione dei flyer delle serate in cui si esibisce e lo fa disegnando con un tratto distintivo, sporco ma genuino che viene definito “scruff” dagli amici. Lo stesso aggettivo con cui si appellano alla sua barba incolta e rossa. Long story short tocca proprio al buon “Andy” il soprannome di Mr. Scruff. Ma se Andy è un fine selector e un dj di indiscutibile talento anche le sue produzioni non sono da meno ed il suo esordio, prima con “Hocus Pocus”, poi con l’omonimo album “Mr. Scruff”, è il segnale che la sua carriera porterà a grandi soddisfazioni. L’incontro con Mark Rae ed una chiacchierata di pochi minuti sono sufficienti per dare vita ad uno dei sodalizi artistici più emblematici nella sua storia. Sono gli anni in cui la celebre Ninja Tunes pubblica prima “Keep It Unreal” e successivamente “Trousers Jazz”.
Precursore di stili e tendenze Andy nel 2004 lancia il progetto “Solid Steel”, una serie di compilation mixate che permettono agli ascoltatori di scoprire i gusti degli artisti del roster Ninja Tunes anche al di fuori del dancefloor. E’ lo stesso Scruff a spingere nomi quali The Herbaliser, Dj Food ed un esordiente Amon Tobin a mixare le loro personalissime compilation lanciando gli stessi verso carriere significative ed oggi note al grande pubblico. Nello stesso lasso di tempo Andy si occupa di un’altra sua grande passione: Il Thé. Vestendo i panni del perfetto cittadino inglese investe in questo business e nei vari festival in cui viene chiamato ad esibirsi compaiono veri e propri temporary shop in cui svetta il suo logo “Make us a Brew”. Il progetto di produzione equo solidale permette a Scruff di donare in beneficenza molti degli introiti di questa operazione ma forse è anche il motivo per cui l’operazione termina sei anni dopo.
Il 2008 è l’anno di “Ninja Tuna”, nuovo lavoro di Carthy che lo porta alla posizione numero 60 degli album più venduti di quell’anno in Inghilterra. Scruff è definitivamente consacrato come artista trasversale capace di esibirsi in festival reggae, hip hop o house senza alcun tipo di problema. Proprio alla fine del decennio Andy inizia a coltivare alcuni talenti che si stanno affacciando alla scena e a condividere con loro la consolle. Tra questi colui che più ha giovato dallo scouting di Mr. Scruff è probabilmente Floating Points, oggi producer e dj affermato ed osannato dalla critica di settore. Sono ventidue anni che Mr. Scruff vive un’esistenza all’insegna della musica eppure nei suoi occhi vedrete sempre una strana luce mentre sotto le puntine vi proporrà alcuni dei migliori brani di sempre.
“Un disco ti dice esattamente come vuole essere suonato. Se il suo finale è maestoso o imprevedibile quel disco non vorrà essere mixato ma semplicemente sfumato e ti chiederà di trovare un disco con un inizio altrettanto bello da far iniziare subito dopo”. (cit. Mr. Scruff – 2016)