UK, Exeter

James Holden

The Inheritor

10 Dic
Scuola Holden 19:00 - Live Set
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Evento NON incluso nel Passport

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“Essere una star. Diventare il nome sulla bocca di tutti nell’elettronica. Essere chiamati per remixare Madonna, Depeche Mode, New Order. Ma di tutto questo, in realtà, a James Holden non importa nulla. Talento assolutamente incredibile, ha via via voltato le spalle ai palcoscenici più grossi per inseguire il suo pubblico, i suoi sogni, la sua perfezione, la sua ricerca. Lo circonda un alone di culto, perfettamente giustificato. Al suo album d’esordio, nel 2006, il Guardian scriveva che era “…la cosa migliore nell’elettronica dopo il debutto dei Boards Of Canada”. La label da lui creata, Border Community, è stata una delle più importanti e raffinate nei dancefloor da vent’anni a questa parte. Ma Holden sfugge ogni gabbia, ogni categorizzazione. Viaggia. Ricerca. Illumina” (Damir Ivic)

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Con una carriera passata sulla cresta di alcune ondate (prog house, neo trance, electro-psichedelia, elettromania analogica, ecc.) che hanno attraversato il dancefloor dalla fine degli anni Novanta e un’instancabile attività di dj, remixer e label manager, James Holden si è imposto sia come solido producer attentissimo ai dettagli (e in costante pressione sui bordi delle mode), sia come abile miscelatore di emozioni ai piatti. Il filo conduttore della sua musica è il viaggio, meglio ancora se la sua durata coincide con una notte intera, un percorso che lo porta, dopo più di dieci anni di carriera, a una naturale dialettica oltre la pista da ballo fatta di macchine analogiche, minimalismo, cosmica e kraut rock. E un importante punto d’approdo, ovvero The Inheritors.

Nato il 7 giugno 1979 a Exeter, Devon, in Inghilterra, James Alexander Goodale Holden esordisce a 19 anni sotto i migliori auspici. Il 12” Horizons / Pacific, pubblicato da Silver Planet e distribuito da INCredible, label legata alla Sony, è uno degli hit neo prog house del 1999 e il suo nome viene associato a nuova promessa del genere, assieme a Space Manoeuvres, e a grossi calibri come Sasha + John Digweed. Nel 2001, esce One For You su Direction Records (sempre legata Sony), un altro immaginifico viaggio ibizenco tra trance e house a cui seguono, l’anno successivo, l’affondo tubolare Solstice, sempre su Silver Planet, e un versus 12” con Ben Pound, Kaern Turned, sub label di Silver Planet, attivata con l’aiuto dello stesso Holden. E’ l’anticamera di un’etichetta personale che viene aperta nel 2003, ovvero Border Community.

Sulla neonata realtà discografica, Holden affonda un altro banger per il dancefloor prog trance, A Break In The Clouds, traccia contenuta in quattro versioni in un omonimo 12”, mentre su etichetta Loaded firma due uscite con la vocalist Julie Thomson: Nothing, in prepotente area mainstream, e una emblematica (per le produzioni seguenti) Come To Me, traccia che esplora traiettorie più pacate e articolazioni melodiche non lontane dalle glitcherie emozionali di Apparat (al netto di ritmi idm-warp, s’intende).

Nel frattempo, sulla label personale, un’accolita di spiriti affini come Petter, Avus, Mfa e soprattutto Nathan Fake, sempre partendo dagli stroboscopici viaggi in 4/4 del label manager, stanno esplorando nuove traiettorie che, pur poggiando su casse dritte e snare funzionali al dancefloor, mirano a una dimensione di psichedelico intimismo tagliato alla bisogna su fendenti electro, approccio che li ricollega più direttamente alla gloriosa tradizione techno IDM briannica, e quindi a casa Warp (la Outhouse di Fake, in particolare nel fluffy mix, porta diretti ai Selected Ambient di Aphex Twin). Accade così che se The Sky Was Pink nel mix originale richiama i Boards Of Canada, nel remix di Holden diventa – parole sue – uno spartiacque importantissimo nella carriera del musicista, lo starter ideale per l’esordio discografico a venire.

The Idiots Are Winning, pubblicato nel 2006 e visto anche come un mini o una raccolta delle produzioni del periodo, taglia con il passato e, di fatto, “tradisce” i fan della prima ora. Il nuovo Holden fonda il suo corso su un inedito crocevia di electro, psichedelia e minimal trattato, al solito, con enorme attenzione ai dettagli. Sbucano dal mix riferimenti IDM e glitch di sponda al citato Apparat e, trainato dal cavallo di battaglia Lump (che per stacchi sul mix, filtri e vortici elettronici ricorda il Richard D. James dell’album omonimo), il disco si configura come un vivido sogno da ascoltare nella dimensione del long playing. Per il producer è l’apertura di cerchio più ampio, oltre il dancefloor, che nell’attività come dj e relativi mix su disco coincide con set visionari che si avvalgono di una variegata palette di generi e stili anche piuttosto lontani dalla pista da ballo e, pertanto, paragonabili a quelli di Andrew Weatherall in quanto ad eclettismo, senso d’insieme e passione per l’analogico.

La fase a cavallo tra gli anni Zero e i 10s è cruciale; in questo periodo Four Tet e Caribou imparano molto da lui e Holden nei suoi At The Controls, del 2006, e Dj Kicks, del 2010, ricambia e assume le influenze degli amici suonando le loro tracce e mescolandole a quelle di altri act come Arp, Kode9, Piano Magic, Legowelt, Mogwai, Apparat. “[E’] un fiorire di beat che si avvicinano e allontanano trovando il perfetto bliss“, affermiamo in sede di recensione, oltre al fatto che l’attività di remixer coincide grossomodo con alcuni nomi nelle varie scalette. Le band in agenda diventano quindi Mercury Rev (Senses On Fire), Caribou (Bowls) e Mogwai, con l’unica produzione inedita, Triangle Folds, a confluire in una unitaria visione d’insieme, oltre che ad ingrossare un sempre più ricco background di psichedelie possibili.

Allo stesso tempo, nei piatti di Holden girano sempre più synth, specie se modulari, e loop minimalisti, come è innegabile che molti producer britannici, giovani e non, convertono il loro modo di lavorare dal digitale all’hardware (vedi Mumdance, Karenn, Perc e Truss, Joy Orbison e Boddika ecc.) e ai pad. In studio, il producer ci mette del suo imparando a utilizzare software multimediali come Max/MSP ma, soprattutto, personalizzando il tutto con un controller da utilizzare mentre mixa. “[il mio controller] parla con il computer un po’ di più [degli altri in commercio] e mette le informazioni in un piccolo schermo. Sto cercando di abbinare le chiavi ai bpm dei dischi, in un metodo che ti permetta di suonare dischi krautrock senza che la gente s’accorga che li stai suonando“, rivela a Fact nel maggio del 2013, giusto in occasione del singolo che anticipa il nuovo lavoro, Gone Feral.

Il mese seguente, dopo aver twittato una domanda che più che retorica dà chiari indizi sul nuovo corso (“esiste già un genere chiamato ‘psychedelic-synth-garage’?”), esce The Inheritors, lavoro che sorprende tutti e porta la sua idea di psichedelia (ma anche prog rock) su un nuovo, personale, livello. Su The Inheritors si concentrano i live set del 2014. Due le date in Italia, a Roma il 19 settembre e a Bologna il 20 al Teatro Comunale all’interno di roBOt festival 07.

Due anni più tardi, Hoden, assieme al compagno d’etichetta Luke Abbott, pubblica Outdoor Museum of Fractals/555Hz, uno split album ispirato ai lavori del compositore minimalista Terry Riley. Le due tracce vengono sviluppate nel 2015 a partire dai concerti svolti in occasione delle celebrazioni per l’ottantesimo compleanno del compositore minimalista al Barbican Centre di Londra e al Muziekgebouw di Amsterdam. Holden e Abbott hanno composto due versioni in studio, una a testa, liberamente ispirate a Riley e ricavate dalle session live in studio per quegli stessi eventi. Il boss di Border Community ha reclutato Camilo Tirado alle tablas – un musicista che ha studiato composizione e musica indiana – in una traccia circolare per micro-complessità melodiche di ben 45 minuti e dal titolo molto 70s Outdoor Museum of Fractals – fa riferimento alla trasposizione grafica dei suoi setting alle macchine (secondo lo stesso Holden, dovrebbero riprodurre un frattale, ovvero un oggetto geometrico che si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse). Di converso, Abbott, che all’interno della stessa label è uno dei più autorevoli producer analog-maniaci assieme al Nostro, si è dato alla più contenuta – si fa per dire – 555Hz, della durata di 30 minuti.